Campana docoro angeli
Il suono di una campana o quello che ne derivò, cioè il suono di un campanello da altare, servivano a sottolineare particolari momenti, nei quali le sacre specie venivano mostrate (elevazione alla consacrazione durante la messa o la benedizione eucaristica); accanto a ciò, in occasione del trasporto pubblico dell'eucaristia per la comunione ai malati o per il viatico, il suono di un campanello richiamava l'attenzione sul Santissimo. Dal Benedizionale 1455: "Risale all'antichità l'uso di ricorrere a segni o a suoni particolari per convocare il popolo cristiano alla celebrazione liturgica comunitaria, per informarlo sugli avvenimenti più importanti della comunità locale, per richiamare nel corso della giornata a momenti di preghiera, specialmente al triplice saluto alla Vergine Maria. La voce delle campane esprime dunque in certo qual modo i sentimenti del popolo di Dio quando esulta e quando piange, quando rende grazie o eleva suppliche, e quando, riunendosi nello stesso luogo, manifesta il mistero della sua unità in Cristo Signore. Nell'enciclica Annus Qui Hunc, Papa Benedetto XIV, datata 19 febbraio 1749, nell'imminenza dell'Anno Santo del 1750, raccomanda che le Chiese siano ordinate e pulite, richiama l'attenzione sulle celebrazioni liturgiche, ed esorta il clero ad utilizzare musiche e canti adatti a suscitare la devozione dei fedeli. Egli, sottolineava come, al di fuori dell'organo. siano da accettare solo quegli strumenti che sostengono,senza soffocarle, le voci dei cantori. Viene enumerata una serie di strumenti che, per tale motivo, sono vietati nella musica da chiesa, come trombe, flauti e oboi. Quanta poca efficacia abbiano avuto tali divieti, lo mostra non solo il fatto che proprio tali strumenti svolgono un ruolo eminente nelle composizioni del classismo viennese, ma anche il fatto che i divieti dovevano venire sempre di nuovo emanati, da ultimo da Pio X. In senso ampio rientrano tra gli «strumenti» anche le campane e i campanelli, che all'inizio, a motivo del loro uso nei culti pagani e per le concezioni apotropaiche legate alla loro utilizzazione (per scacciare gli spiriti cattivi), soggiacquero al rifiuto nei confronti della musica e degli strumenti musicali da parte del cristianesimo primitivo. Tuttavia, particolarmente nell'ambito monastico, la campana poteva affermarsi (accanto al simandrom), una specie di battola utilizzata ancora oggi nei monasteri ortodossi), a partire dal IV secolo, come strumento da segnale o da richiamo per l'uso extraliturgico. Da ciò il passo era breve per l'uso liturgico delle campane per segnalare l'inizio della liturgia. Ma le campane utilizzate per uno scampanio non sono documentate prima del VII secolo. Quanto più grande era l'apparato campanario, tanto più potevano svilupparsi, soprattutto nei monasteri, le norme sull'uso delle campane, che, secondo le circostanze e le feste, stabilivano il suono delle diverse campane grandi e piccole. Anche alcune concezioni apotropaiche (ad esempio lo «scampanio per il temporale», che doveva proteggere dalla caduta di fulmini) si sono legate, fino all'epoca moderna, allo scampanio delle campane. La campana o il campanello da altare sorsero nel contesto della pietà eucaristica, quale si era sviluppata durante l'alto medioevo e che aveva il proprio centro nell'atto di guardare le sacre specie.
La nostra campana decorata con immagini di angeli e con pratico attacco a muro, è in fusione ottone, una lega ossidabile formata da rame (Cu) e zinco (Zn), è un materiale duttile, malleabile ed ha una buona resistenza alla corrosione. Rispetto al rame presenta valori più elevati di durezza, resilienza e fusibilità (fonde a 1015 gradi celsius) ed è resistente al calore, ciò premette una dispersione ottimale dal calore impedendo la fusione con la parte sottostante.
Diametro bocca cm 19.